USO RESPONSABILE DELLA TECNOLOGIA: L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

di MARIO ROMANO

La trasformazione digitale, quale fenomeno ormai inarrestabile di progresso, rappresenta un traguardo ambizioso volto ad ottimizzare i più svariati settori della vita dell’uomo (come la medicina, l’economia, i trasporti ecc.) ,assicurando a tutti l’accesso alle risorse digitali che vanno dal più elementare personal computer al più sofisticato robot, portatore di intelligenza artificiale (AI).

E’a quest’ultimo tema che è stato dedicato ampio spazio nel recente B20 (Global Business Forum) svoltosi a Rio de Janeiro il 29 gennaio u.s., per iniziativa della Confederazione Nazionale dell’Industria del Brasile.

Nell’approfondire le molteplici problematiche legate alla Intelligenza artificiale e i vantaggi derivanti dalla sua applicazione, i massimi esperti del settore (da Ricardo Alban a Dan Ioschpe) ,hanno analizzato i diversi livelli di AI, dalla “teorica” a quella ”avanzata”, illustrandone ,con realistico rigore scientifico, sia le luci che le ombre.

In particolare, per quanto attiene alla c.d.” intelligenza teorica” ne è stata evidenziata la capacità di comprendere e riconoscere le emozioni umane fino ad anticiparne i comportamenti, Con essa - hanno spiegato i relatori - un robot, adattandosi al contesto sociale in cui si troverà ad operare, sarà in grado di comunicare con l’uomo in maniera naturale, mettendo, però, a rischio ambiti assai rilevanti, quali quelli relativi alla protezione dei dati personali ed alla sicurezza delle informazioni sensibili.

Ancora più delicato risulta, poi, il problema connesso alla intelligenza artificiale c.d. “avanzata”, ossia ad una intelligenza dotata di una consapevolezza ed una capacità di azione “autonome”, indipendenti, cioè, dalla volontà dell’uomo, per il quale si aprirebbe la prospettiva assai poco rassicurante di non guidare lo strumento da lui stesso creato, ma di esserne, in qualche modo, dominato.

 

Trattandosi, infatti, di una macchina dotata della capacità di eguagliare le potenzialità del cervello umano, ma composta da parti materiali e algoritmi e perciò stesso priva di “coscienza”, essa si rivela uno strumento privo di canoni etici, portato, quindi, a compiere, oltre ai “servizi” utili, anche azioni e comportamenti configgenti con le leggi e con la morale.

Pur precisando che si tratta di una astratta possibilità di un futuro non prossimo, il Business Forum ha, tuttavia, inteso prudenzialmente lanciare un accorato appello ai governi nazionali di non attendere l’ipotetico verificarsi della paventata degenerazione tecnologica legate alla AI, ma di porre mano, fin da subito, ad una legislazione ad hoc volta a delimitare, ora per allora, lo spazio di movimento dei padroni della “big tech”, tenendo presente – aggiungiamo – il vuoto legislativo che ha caratterizzato l’uso (recius: l’abuso) dei “social” !

A questo punto, a tranquillizzare le preoccupazioni del Forum brasiliano, vale aggiungere che una simile eventualità è stata definitasi pressoché impossibile, da scienziati del calibro di Roberto Cipolla (docente di ingegneria informatica dell’Università di Cambridge) e Fabio De Felice (docente dell’Università Parthenope), nel recente meeting organizzato per iniziativa della Fondazione IPE Business school di Napoli, fiore all’occhiello della ricerca italiana nel campo informatico

 

E’ da auspicare, dunque, che l’uomo, pur non rinunziando ai benefici di questa rivoluzionaria innovazione, non ceda al delirio di creare una macchina che rischierebbe di trasformarsi in un incontrollabile strumento di distruzione più che di progresso civile